Come si svolge l'audit ambientale ISO 14001

Come si svolge l’audit ambientale ISO 14001?

Conoscere come si svolge l’audit ambientale ISO 14001 è essenziale per le aziende e i professionisti che vogliono essere certe che questo processo avvenga in modo efficiente e senza intoppi. Sapere in anticipo quali sono e in cosa consistono le fasi dell’audit consente, infatti, di prepararsi al meglio, organizzando la documentazione necessaria e formando il personale coinvolto.

Questo riduce il rischio di non conformità e sanzioni. Inoltre, l’audit permette di identificare aree critiche e migliorare le pratiche aziendali, favorendo una gestione ambientale più efficace e allineata alle normative. Perciò, comprenderne le dinamiche aiuta anche a trasformare questa verifica in un’opportunità di crescita: l’azienda può cogliere spunti per il miglioramento continuo e per rafforzare la propria immagine sostenibile verso clienti e stakeholder.

Infine, un audit ben gestito supporta l’azienda nel ridurre i rischi e dimostrare concretamente l’impegno nella tutela dell’ambiente, contribuendo a una gestione strategica più consapevole e responsabile.

Vediamo, dunque, come si svolge l’audit ambientale in conformità alla normativa ISO 14001, conoscendone le varie fasi e la sua durata.

Audit ambientale: quali e quante sono le sue fasi?

L’audit ambientale ISO 14001 si divide in tre fasi principali per garantire un processo strutturato e completo, che consenta di valutare accuratamente la gestione ambientale dell’azienda, con focus su:

  • struttura organizzata;
  • individuazione precoce delle criticità;
  • analisi mirata e approfondita;
  • coinvolgimento efficace del management;
  • riduzione dei rischi di non conformità.

Questa suddivisione in tre fasi permette di analizzare progressivamente e sistematicamente le varie componenti del sistema di gestione, riducendo così il rischio di tralasciare aspetti fondamentali e assicurando al contempo una maggiore efficienza.

Infatti, la divisione in tre fasi risponde all’esigenza di affrontare l’audit con un approccio modulare, che facilita la pianificazione e l’organizzazione dell’intero processo. Iniziare con una fase preliminare consente, infatti, di stabilire subito un quadro di riferimento, identificando eventuali criticità fin dalle prime fasi. In questo modo, è possibile comprendere meglio il contesto operativo dell’azienda, preparandosi efficacemente per la valutazione più approfondita che avverrà successivamente.

La fase centrale di approfondimento, invece, è progettata appositamente per andare oltre la semplice raccolta di dati, consentendo un’analisi dettagliata della documentazione e delle pratiche ambientali in essere. Suddividere l’audit in questa fase intermedia è quindi fondamentale poiché permette di concentrare tempo e risorse sull’identificazione delle criticità, assicurando che tutte le problematiche siano affrontate in modo mirato e specifico.

Infine, la terza fase di condivisione e revisione dei risultati è pensata per garantire che il management aziendale abbia piena consapevolezza delle aree di miglioramento e delle azioni correttive da intraprendere. La struttura a tre fasi, dunque, consente anche di coinvolgere in modo efficace i vari attori aziendali in momenti specifici dell’audit, promuovendo così una comunicazione trasparente e la partecipazione attiva.

Questa suddivisione, infatti, offre il vantaggio di:

  • garantire un processo più organizzato;
  • facilitare la gestione delle informazioni;
  • consentire un confronto più dettagliato tra le pratiche aziendali e i requisiti normativi.

In questo modo, l’audit diventa uno strumento prezioso non solo per verificare la conformità, ma anche per promuovere un miglioramento continuo nella gestione ambientale.

Fase I: valutazione preliminare

La fase I dell’audit ambientale ISO 14001, detta Valutazione preliminare, è il primo passo per comprendere lo stato attuale della gestione ambientale dell’azienda.

Si avvia con un sopralluogo tecnico-operativo presso il sito identificato, durante il quale l’auditor raccoglie informazioni essenziali e documenta la situazione esistente. Questo sopralluogo rappresenta un momento chiave, in quanto permette di fotografare l’attuale stato delle cose e di verificare sul campo la conformità tra quanto dichiarato dall’azienda e quanto effettivamente messo in pratica.

Durante questa fase, vengono effettuate interviste ai referenti interni delle principali funzioni coinvolte, con l’obiettivo di comprendere a fondo i processi e i flussi aziendali e valutare i relativi rischi e impatti ambientali. Questo passaggio è cruciale per identificare eventuali anomalie o incongruenze tra le politiche aziendali e la realtà operativa. Le interviste, infatti, offrono una visione più dettagliata e autentica rispetto a quella che si otterrebbe solo con un’analisi documentale.

Parallelamente, durante la fase I vengono definite le tempistiche e le modalità dell’audit e viene condiviso un elenco di documentazione necessaria per le fasi successive. La documentazione viene spesso raccolta e organizzata in formato digitale attraverso una Virtual Data Room (VDR), che facilita la gestione e la consultazione durante tutto il processo.

Il sopralluogo iniziale e le interviste consentono di identificare le prime possibili discrepanze tra quanto prescritto dalle normative e quanto effettivamente presente nel sito. Tali discrepanze possono riguardare autorizzazioni non aggiornate, procedure non conformi o pratiche che non rispettano quanto prescritto dai titoli autorizzativi ambientali. La fase I permette, quindi, di comprendere fin da subito se esistono rischi di non conformità che potrebbero portare, nei casi più gravi, a diffide o revoche delle autorizzazioni ambientali, con conseguente stop delle attività aziendali e potenziali danni per il business.

Una valutazione preliminare ben condotta è, dunque, fondamentale per garantire che l’audit proceda su basi solide e per indirizzare le fasi successive verso una valutazione più approfondita e mirata delle aree critiche.

Fase II: studio ed approfondimento

Conclusa la fase I, l’audit ambientale entra nel vivo con la fase II, dedicata interamente allo studio e approfondimento della documentazione ambientale. In questa fase, l’auditor esamina attentamente titoli autorizzativi ambientali, formulari, registri e dichiarazioni ambientali (MUD), oltre a verificare la correttezza delle procedure operative e dei moduli eventualmente già in essere.

Grazie alla digitalizzazione e alla disponibilità della documentazione attraverso Virtual Data Room, l’auditor può svolgere buona parte delle attività anche da remoto, garantendo maggiore efficienza e riduzione dei tempi di lavoro. Questo approccio consente un’analisi più approfondita e dettagliata delle principali criticità emerse, che spesso riguardano ambiti specifici della normativa ambientale e possono generare dubbi interpretativi o difficoltà nel definire azioni correttive adeguate.

È in questa fase che si definisce il fulcro dell’audit ambientale, con un’attenzione particolare alla valutazione delle criticità emerse durante il sopralluogo iniziale. Le criticità possono riguardare vari aspetti della gestione ambientale, come la corretta gestione dei rifiuti, il rispetto dei limiti emissivi, la conformità delle pratiche aziendali alle normative nazionali e regionali. Ogni criticità viene classificata in base alla gravità e al rischio sanzionatorio che essa comporta.

Durante questa fase, può essere necessario coinvolgere ulteriori esperti ambientali per approfondire le problematiche più complesse. Questo approccio multidisciplinare assicura che le valutazioni siano complete e precise, e che eventuali azioni correttive siano realmente efficaci nel prevenire rischi futuri.

Al termine della fase II, viene redatto il Rapporto di audit, un documento che riassume tutte le informazioni raccolte e le risultanze emerse. Nel rapporto, le criticità vengono classificate come “Non conformità” od “Osservazioni”. Le Non conformità rappresentano una violazione evidente di un requisito normativo o autorizzativo e costituiscono un potenziale rischio sanzionatorio per l’azienda. Le Osservazioni, invece, rappresentano criticità più lievi, che, se non gestite adeguatamente, potrebbero comunque sfociare in sanzioni o mettere a rischio la validità del titolo autorizzativo ambientale.

Il Rapporto di audit è, dunque, uno strumento fondamentale per il management aziendale, in quanto fornisce una visione completa e dettagliata dello stato di conformità e delle aree di miglioramento necessarie per garantire una gestione ambientale ottimale.

Fase III: condivisione delle risultanze emerse

La fase III dell’audit ambientale ISO 14001 riguarda la condivisione delle risultanze emerse con il management e le principali funzioni aziendali coinvolte. Questa fase ha l’obiettivo di presentare in modo chiaro e dettagliato i risultati dell’audit, mettendo in evidenza non solo le criticità riscontrate, ma anche le opportunità di miglioramento per l’ente.

Generalmente, la condivisione dei risultati può avvenire attraverso meeting in presenza presso la sede dell’azienda o, in alternativa, tramite modalità remota come videoconferenze online. Quest’ultima opzione, infatti, è particolarmente utile per agevolare la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, soprattutto se dislocati in sedi diverse. Durante questi incontri, i consulenti espongono i principali punti emersi dall’audit, focalizzandosi in modo particolare sulle Non Conformità e sulle Osservazioni evidenziate nel Rapporto di audit. Le Non Conformità rappresentano, come si può dedurre da quanto spiegato sopra, i punti di maggiore criticità, in cui l’azienda non rispetta i requisiti normativi o autorizzativi, mentre le Osservazioni indicano criticità minori che, se non gestite, potrebbero evolvere in problematiche più serie.

Proprio in questa fase il management aziendale viene direttamente coinvolto nel processo decisionale, al fine di definire le azioni correttive e migliorative necessarie per risolvere le criticità individuate. La discussione con i consulenti permette di valutare attentamente la fattibilità delle azioni proposte, tenendo conto dei tempi richiesti, delle risorse disponibili e delle eventuali implicazioni operative che tali interventi potrebbero comportare.

L’obiettivo principale della fase III è garantire che l’azienda prenda piena coscienza delle proprie lacune e possa intervenire tempestivamente per risolverle, ancor prima di eventuali ispezioni da parte degli enti di controllo, come ArpaE o i Carabinieri della Tutela Ambientale.

Inoltre, un audit ambientale ben condotto consente non solo di prevenire sanzioni e altri provvedimenti negativi, ma anche di migliorare costantemente la gestione ambientale aziendale, rendendo l’organizzazione più competitiva e sostenibile.

Attraverso questa fase di condivisione, l’audit diventa dunque uno strumento di dialogo e confronto costruttivo, in grado di orientare l’azienda verso una gestione più consapevole e partecipativa, consolidando il suo impegno verso la tutela ambientale e la conformità normativa.

Audit ambientale: quanto dura?

La durata di un audit ambientale ISO 14001 può variare notevolmente a seconda di diversi fattori, tra cui le dimensioni dell’impresa, la complessità del sistema di gestione ambientale e il numero di siti aziendali coinvolti. Infatti, nel campo della consulenza ambientale, non esiste uno standard di durata predefinito per un audit ambientale, poiché ogni azienda ha caratteristiche, criticità e necessità uniche che richiedono una pianificazione personalizzata. Vediamo quanto tempo richiede mediamente il suo processo.

  • Sopralluoghi in loco: in genere, possono svolgersi nell’arco di una o due giornate per singolo sito, a seconda delle dimensioni e delle attività svolte. Questa parte dell’audit è relativamente breve, poiché l’obiettivo è ottenere una panoramica complessiva e verificare la conformità operativa dell’azienda.
  • Analisi documentale: la parte che richiede più tempo è quella relativa al controllo e all’analisi documentale. Questa fase può richiedere un tempo più lungo, soprattutto se l’auditor deve confrontare le informazioni raccolte con normative ambientali complesse e in continuo aggiornamento. In alcuni casi, l’analisi documentale potrebbe protrarsi anche per diverse settimane, soprattutto quando è necessario verificare numerosi documenti autorizzativi e procedure operative.

Per garantire un’organizzazione efficace dell’audit e ottimizzare i tempi, la durata e le attività vengono generalmente pianificate attraverso un diagramma di Gantt di progetto, che viene concordato con i referenti aziendali. Questo strumento è particolarmente utile perché permette di:

  • definire le attività in dettaglio;
  • stabilire le scadenze;
  • monitorare l’avanzamento del progetto;
  • prevenire ritardi e gestire eventuali imprevisti.

Grazie al diagramma di Gantt, l’audit si svolge in modo ordinato e nei tempi previsti, senza interruzioni che potrebbero compromettere il flusso delle attività.

La durata complessiva di un audit ambientale ISO 14001 può, quindi, variare da pochi giorni a diverse settimane, a seconda delle esigenze specifiche dell’azienda e del livello di approfondimento richiesto dall’auditor. Questo approccio flessibile consente di adattare l’audit alle peculiarità di ogni organizzazione, garantendo così una valutazione precisa ed efficace

Condividi

Siamo qui per te
Il nostro staff sarà a vostra disposizione 24 ore su 24 e, attento alle vostre esigenze, cercherà di soddisfare ogni richiesta.
img_modale

Ogni piccolo gesto è essenziale.

Sei inattivo da un po’, e il sito si è adattato per ridurre il consumo di energia. Mentre ti prendi una pausa, anche l’ambiente ne trae beneficio. Ogni pezzo del puzzle della sostenibilità è essenziale per il risultato finale. Ogni momento conta per noi di Selin Firenze. Il nostro impegno quotidiano è dedicato a creare un futuro migliore, per te e per il pianeta.